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venerdì 28 gennaio 2011

Il cinema italiano visto da Milano

Isabella Ragonese, madrina della nona edizione della rassegna
Comincia oggi la nona edizione della rassegna Il cinema italiano visto da Milano, che fino al 6 febbraio trasforma lo Spazio Oberdan il centro del cinema del nostro Paese. Anteprime, proiezioni e incontri con i registi sono il ricco menù del festival, che verrà aperto questa sera alle 21,15 con Il primo incarico di Giorgia Cecere. L'attrice del film, Isabella Ragonese sarà anche la madrina della rassegna e sarà presente in sala durante la proiezione del film. Fiore all'occhiello del cartellone è ancora una volta il concorso "Rivelazioni", che porta sul grande schermo film inediti di giovani autori italiani, nella speranza di lanciarli verso le sale italiane. Due anni fa passò dall'Oberdan Fuga dal Call Center, che è poi diventato un piccolo caso. 
A partire da sabato, si succedono le proiezioni di novità, documentari, successi dell'ultima stagione cinematografica. Occasione per scoprire nuovi titoli e recuperare film importanti, tra cui La nostra vita di Luchetti, L'uomo che verrà di Diritti e Io sono l'amore di Guadagnino. Tra le anteprime, particolare interesse suscita Malavoglia di Pasquale Scimeca, rilettura del capolavoro di Verga, ma anche il documentario Il pezzo mancante di Alessandro Piperno, che si accosta alla storia di Gianni Agnelli. In cartellone anche il nuovo film di Silvio Soldini, e poi molti incontri con attori e registi: da non perdere la possibilità di scambiare due chiacchiere con Giuseppe Battiston, presente in sala sabato 29 gennaio dopo la proiezione del film Notizie dagli scavi
Per il programma completo: www.cinetecamilano.it

Venerdì 28 gennaio: i film in uscita

Ecco i film in uscita oggi nelle sale italiane.
-Il discorso del re. Plurinominato agli Oscar, 12 candidature, esce anche in Italia il film diretto da Tom Hooper con un Colin Firth descritto come fenomenale. Il buon Colin sembra vicinissimo a cogliere quell'Oscar soffiatogli lo scorso anno da Jeff Bridges con il ruolo del balbuziente re Giorgio VI. Biopico, agiografia, quadro storico sono alcune delle definizioni che hanno accompagnato le prime visioni al film. Sicuramente da vedere per capire se all'Academy hanno bevuto oppure no.

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-The Green Hornet. Il nuovo film di Michel Gondry, il regista degli ottimi Eternal Sunshine of the Spotless Mind, L'arte del sogno e Be Kind Rewind. The Green Hornet è un supereroe dei fumetti, il Calabrone Verde, ma anche uno show televisivo condotto da Bruce Lee. Interessante capire come la visionarietà di Gondry si sia incontrata con una storia supereroistica e se il 3d in questo caso sarà funzionale al film. Nel cast Seth Rogen e Cameron Diaz, al suo secondo flirt supereroistico dopo il Mask di Jim Carrey.  

-Parto col folle. Robert Downey Jr. è l'unico motivo per cui si potrebbe pensare di andare a vedere il nuovo film di Todd Phillips. Si preannuncia una commedia on the road dalla comicità erotico-demenziale che tanto funziona negli Stati Uniti (e anche in Italia).
-Vento di primavera. In concomitanza con la Giornata della Memoria di giovedì 27 gennaio, è già in sala questo film della francese Roselyn Bosch, che racconta l'Olocausto francese. Jean Reno e Melanie Laurent sono due garanzie, sotto diversi punti di vista, ma l'operazione potrebbe risultare indirizzata prettamente a un pubblico scolastico.

-Febbre da fieno. Una commedia delicata e senza parolacce. E' questo il modo in cui è stato sponsorizzato il film della semidebuttante Laura Luchetti, che racconta un amore di provincia tra un negoziante e la sua commessa. I nomi degli attori sono giovani e buoni, Diane Fleri su tutti.

-Yattaman - Il film. Live action del celebre anime giapponese. La trasposizione al cinema è firmata da Takeshi Miike, autore conosciuto per la sua mescolanza di generi e per i suoi riferimenti alla cultura popolare, non solo orientale. 

Cosa vedere? Il discorso del re per capire la sua reale portata, The Green Hornet per fiducia in 3d. Se avanza tempo, si può concedere una chance a Laura Luchetti e al suo Febbre da fieno. Se avanza altro tempo, leggete un libro.

giovedì 27 gennaio 2011

Tracce di cinema, giovedì 27 gennaio

Ecco gli appuntamenti cinematografici di giovedì 27 gennaio:

* Giornata della Memoria. In occasione della commemorazione della Shoah, vengono proiettati due titoli:
-ore 18,30: Il falsario (2007) di Stefan Eruzowitky
-ore 21: Monsieur Batignole (2002) di Gérard Jugnot
Cinema Gnomo, via Lanzone 30, ingresso libero

* Sounds&Motion Pictures. Rassegna di recenti film di successo in lingua.
-ore 15, 17,30, 20, 22,30: Tamara Drewe (2010) di Stephen Frears
Cinema Mexico, via Savona 57

* Legend Film Festival. Riproposizione sul grande schermo di capolavori del passato
-ore 15, 17,30, 20, 22,30: Hollywood Party (1968) di Blake Edwards, con Peter Sellers
Cinema Arcobaleno, viale Tunisia 11

* Spazio Oberdan, viale Vittorio Veneto 2
-ore 17: Noi tre, di Pupi Avati
-ore 19: Il flauto magico, di Luzzati
-ore 21: Diario di San Pietroburgo - Mozart Requiem, di Aleksandr Sokurov

mercoledì 26 gennaio 2011

Oscar: il re che balbetta sfida Facebook

Se il re balbetta, l'Italia resta zitta. Colin Firth è il grande favorito nella corsa agli Oscar 2011 per l’interpretazione del balbuziente Giorgio VI ne Il discorso del re. Il film di Tom Hooper è il titolo con il maggior numero di nomination, ben dodici, tra cui quella per miglior film e miglior regia. Al secondo posto, con dieci candidature, c’è Il Grinta dei fratelli Coen, remake del western del 1969 con John Wayne. Anche se ha meno nomination, il favorito per la statuetta del miglior film sembra essere The Social Network, la genesi di Facebook firmata David Fincher. Tra le attrici, Natalie Portman parte in vantaggio per la danzatrice schizofrenica di Black Swan, ma potrebbe insidiarla la veterana Annette Bening, madre lesbica nella commedia I ragazzi stanno bene. Sorprendono le esclusioni di Cristopher Nolan, autore di Inception, dalla migliore regia e del francese Uomini di Dio dal miglior film straniero. Già prevista invece la bocciatura de La prima cosa bella di Paolo Virzì. È dal 2006 che un film italiano non entra in gara. L’ultima a riuscirci è stata Francesca Comencini con La bestia nel cuore, poi solo delusioni. L’unica italiana in corsa agli Oscar 2011 è Antonella Cannarozzi per i costumi di Io sono l’amore, il film di Luca Guadagnino. Forte del successo ottenuto dal film negli Stati Uniti, negli scorsi giorni Guadagnino ha polemizzato: «Chissà se la commissione che mi ha preferito Virzì pensa ancora di aver fatto la scelta giusta». Come la bimba protagonista del suo film, resta invece zitto Giorgio Diritti, regista de L’uomo che verrà, dimenticato dai giurati italiani. Ma al pubblico che l’ha visto, di cose ne ha dette tante.

martedì 25 gennaio 2011

Razzie Awards: i vampiri affilano i denti

Uno degli ambiti Lamponi d'oro
Quest’anno i vampiri rischiano di prendersi una bella pernacchia. Altro che Oscar, i protagonisti di Eclipse, terza parte della saga di Twilight, sono i principali candidati per ricevere i Razzie Awards, i premi ai peggiori film dell’anno. In palio i Lamponi d’oro, che verranno consegnati il 26 febbraio, un giorno prima della notte degli Oscar. E in attesa delle nomination per i più bravi, che verranno annunciate nel pomeriggio di martedì 25 gennaio, sono arrivate quelle per i più scarsi.
Eclipse è nominato in tutte le categorie più importanti: peggior film, peggior regia, peggior attore e peggior attrice. Nove candidature per L’ultimo dominatore dell’aria, il fantasy diretto da M. Night Shyamalan, e sette per Sex and the City 2. Tra gli attori favoriti ci sono Gerard Butler e Jennifer Aniston, la coppia della sgangherata commedia Il cacciatore di ex. Ma in lizza per i Lamponi d’oro non ci sono solo gli idoli dei più giovani: Barbra Streisand, Cher e Liza Minnelli sono in gara per il titolo di peggiore attrice non protagonista. Di certo i protagonisti non si scanneranno per arrivare sul podio, ma vincere un Razzie può anche portare bene. Basti guardare a cosa è successo l’anno scorso a Sandra Bullock, che nel giro di 24 ore ha portato a casa un Lampone per All About Steve e un Oscar per The Blind Side.

lunedì 24 gennaio 2011

RiVediamoli: film low cost al cinema Apollo

La locandina del ciclo RiVediamoli 2010
"Cavolo, quel film l'ho perso". "Peccato, non sono riuscito ad andare al cinema a vederlo". Quante volte ognuno di noi si è lamentato per non essersi ricordato di andare a vedere un film che gli interessava? Oppure quando si sente parlare di un che non si è visto come un capolavoro? Ma a quel punto la frittata è fatta. Sì, si può aspettare il noleggio, il dvd o la televisione. Si può anche scaricare. Ma vuoi mettere il gusto di vedere un film sul grande schermo? Il cinema Apollo offre la soluzione giusta: rimandare in sala i migliori titoli della stagione cinematografica appena passata a un prezzo d'occasione, due euro e cinquanta centesimi.
Fino al 29 marzo, ogni martedì, riparte la rassegna "RiVediamoli", selezione dei migliori film del 2010. Si parte martedì 25 gennaio con La nostra vita di Daniele Luchetti, opera che è valsa la Palma d'oro a Cannes  come miglior attore per Elio Germano. Tra gli altri film in programma: Gli amori folli del decano Alain Resnais, London River di Rachid Bouchareb e Somewhere di Sofia Coppola, Leone d'oro all'ultimo festival di Venezia.

sabato 22 gennaio 2011

Domenica bestiale!


Ci vuole una domenica bestiale. Ci vuole una “Domenica bestiale” per  far rivivere il cinema a Milano. Così si chiama la rassegna che parte domenica 23 gennaio al Cineforum del Circolo in viale Monza 140 (M1 Gorla-Turro). La rassegna è organizzata da Claudio Casazza, cinefilo e filmmaker milanese, e ha l'intento di dare visibilità a opere di registi milanesi fino a ora sconosciuti al grande pubblico. Si tratta di un'occasione importante per vedere lavori cinematografici che riguardano da vicino la nostra città che sarebbe altrimenti impossibile conoscere per la loro estraneità al circuito distributivo che governa le sale milanesi e italiane.
La rassegna è un'opportunità anche per parlare direttamente con chi il cinema lo fa: i registi saranno infatti presenti in sala a presentare i loro film. Si parte domenica 23 con L'attimo assoluto di Bruno Bigoni, una riflessione non convenzionale sul momento che tutti gli uomini hanno in comune: la morte. Il secondo appuntamento, domenica 30 gennaio è con Via San Dionigi 93 - Storia di un campo rom di Tonino Curagi e Anna Gorio, documentario oscurato dalla politica milanese. Si prosegue il 6 febbraio con l'opera di Andrea Boretti e Carlo Prevosti, intitolato Con le ruote per terra, che racconta la storia della nazionale di basket Under 22 in carrozzina. Sempre il 6 febbraio, in cartellone la proiezione di Sentire il suuo passo sul sentiero di Carlo Prevosti e Jacopo Santambrogio. La chiusura, il 13 febbraio è dedicata al film di Claudio Casazza, Era la città dei cinema, di cui abbiamo già parlato su questo blog: un emozionante viaggio nelle sale milanese di oggi e di una volta. 
Tutte le proiezioni cominciano alle 21, l'ingresso è libero. Per informazioni: info@cineforumdelcircolo.it

giovedì 20 gennaio 2011

Al via il Sundance Film Festival 2011

Comincia oggi l'edizione 2011 del Sundance Film Festival, manifestazione simbolo del cinema indipendente americano, e non solo. E' dal 1978 che il Festival del Sole Danzante porta lo stato dello Utah al centro del mondo cinematografico. Da piccolo festival di Park City, sobborgo di Salt Lake City, il Sundance è diventato la principale vetrina per il cinema non industriale. Fama che è aumentata col passare del tempo, tanto che ormai la partecipazione al Sundance, magari condita da un premio o dal riconoscimento della critica, porta un film direttamente in sala. Insomma, il Sundance è diventato un marchio di fabbrica: una rassegna con una spiccata identità. Spesso accade che per riassumere un film, lo si definisca "alla Sundance". Tanto che i detrattori hanno cominciato a notare l'omogeneizzazione di un certo tipo di cinema alle logiche di Park City. 
Un'immagine da I baci mai dati
Negli ultimi anni, tra i premiati ci sono stati Frozen River, Affetti&dispetti, Precious e Animal Kingdom; tutti film sbarcati in sala anche in Italia, con la costante benedizione dei critici. Nell'edizione di quest'anno (20-30 gennaio) c'è anche un film italiano, I baci mai dati di Roberta Torre con Donatella Finocchiaro. Tra le opere in concorso c'è Red State di Kevin Smith, regista culto di Clerks e Dogma, oltre che fumettista di successo. Esordi dietro alla macchina da presa dell'attrice Vera Farmiga (Tra le nuvole) con Higher Ground e Paddy Considine (In America, Cinderella Man) con Tyrannosaur. Ma la cifra stilistica del Sundance è quella di lanciare giovani talenti, piuttosto che ospitare star già affermate. Resta da vedere chi , quest'anno, potrà godere del battesimo del Sole Danzante.

Oscar: escluso La prima cosa bella di Virzì

Ancora una volta, nessun film italiano sarà in gara per gli Oscar. Come pronosticato ieri, La prima cosa bella di Paolo Virzì è stato escluso dalla lista dei possibili finalisti per la categoria di miglior film straniero. Non che fosse un pronostico particolarmente complicato, ma comunque dispiace vedere per l'ennesima volta il cinema italiano escluso dalla notte dei premi più ambiti dell'anno. E' dal 2006 che un film italiano non entra in gara. Era l'anno della Comencini e de La bestia nel cuore con Giovanna Mezzogiorno. Poi, solo bocciature, senza neppure la possibilità di concorrere alla vittoria finale.
Nel 2008 si era deciso di puntare su Gomorra di Matteo Garrone, a discapito de Il divo di Sorrentino, ma il film fu escluso dalle nomination. Speranze disattese anche lo scorso anno con Baarìa di Tornatore. Quest'anno di speranze ce n'erano davvero pochine, ed è andata come quasi tutti si aspettavano: Virzì e l'Italia restano a casa. E si sono registrate anche le reazioni di Guadagnino: "Chissà se i giurati italiani sono ancora convinti di aver fatto bene a preferire il film di Virzì al mio". Giorgio Diritti, invece, se ne sta zitto come la bimba del suo splendido L'uomo che verrà. Magari il prossimo capolavoro lo sapremo riconoscere.

mercoledì 19 gennaio 2011

Golden Globe e Festival di Berlino: Italia sempre all'asciutto

Natalie Portman con in mano un Globo
Tra Los Angeles e Berlino, l'Italia resta sempre fuori. Nella notte della scorsa domenica sono stati consegnati i Golden Globe, prestigiosi premi che fanno da apripista per gli Oscar. L'Italia presentava come candidato Io sono l'amore di Luca Guadagnino, ma a vincere nella categoria del miglior film straniero è stata Sla danese Susanne Bier con In un mondo migliore. E di sicuro non è una sconfitta immeritata. D'altra parte ce la siamo cercata, considerando che anche agli Oscar siamo riusciti a candidare La prima cosa bella di Virzì. Buon film, per carità, ma nell'anno di Giorgio Diritti e de L'uomo che verrà la scelta sembra davvero un harakiri. Era da Il divo che l'Italia aspettava un capolavoro, e quando è arrivato lo abbiamo ignorato. Non stupisce che all'estero il nostro cinema sembri ancorato a un ottenebrante provincialismo. L'ennesima prova arriva dalla Germania, dove alla 61esima edizione del Festival di Berlino (10-20 febbraio) non ci sarà in gara neppure un film italiano. 
Intanto si avvicina l'annuncio delle nomination per gli Oscar, che verranno assegnati il 27 febbraio. E impazzano i pronostici, come sempre influenzati dai risultati dei Globes. Automatico, dunque, il titolo di favorito per The Social Network di David Fincher, che ha portato a casa quattro Globi: miglior film drammatico, migliore regia, migliore sceneggiatura e miglior colonna sonora. Ma attenzione a The Kids are alright, che ha vinto nella categoria "commedie", e alla possibile rimonta di Inception di Cristopher Nolan e Il discorso del re di Tom Hooper. Come attori, i due favoriti d'obbligo sono Colin Firth e Paul Giamatti; per le attrici spicca su tutte Natalie Portman, che ai Globes ha trionfato per la sua interpretazione in Black Swan di Darren Aronofsky. E Virzì? Sarebbe già un'impresa entrare nella cinquina che potrà ambire all'Oscar.

lunedì 17 gennaio 2011

Kill Me Please

Non solo i Dardenne. Il Belgio non avrà un governo da quasi un anno, ma è sicuramente un Paese coraggioso, perlomeno sul versante cinematografico. Divisioni, liti e minacce di secessione. Nel fazzoletto di terra belga non ci si fa mancare niente. E da qualche anno anche al cinema. In Belgio, gli investimenti sulla cultura e in particolare sul cinema sono stati ingenti. A testimoniarlo i sempre più frequenti festival organizzati sul territorio, a Bruxelles e non solo, ma anche le numerose scuole di regia cinematografica e di sceneggiatura nate negli ultimi anni. Il risultato è una produzione cinematografica sempre più vivace e diversificata. 
Uno dei protagonisti di Kill Me Please
Ne è un esempio Kill Me Please, nelle sale italiane dal 14 gennaio. Il regista, Olias Barco, è francese, ma per girare questo film bizzarro, surreale e soprattutto originale ha dovuto cercare riparo nei territori valloni. La storia è ambientata in una clinica dove si pratica il suicidio assistito. Il dottor Kruger aiuta gli aspiranti suicidi a passare a miglior vita nel modo più indolore e gradevole possibile. E lo fa grazie a un grosso finanziamento governativo. Gli aspiranti suicidi, spiega Kruger in una delle scene più belle del film, sono un peso per la società: si deprimono, non vanno a lavorare e fanno perdere utili alla società. Sono un'anomalia produttiva. Per questo, meglio aiutarli ad andarsene, se ne sono convinti, ed eliminare un gravoso peso dalle spalle statali. Barco gira in uno splendido bianco e nero, che è più nero che bianco, come impone l'atmosfera del film. I tanti personaggi sono caratterizzati in maniera sopraffina e le situazioni narrative soprendono quasi sempre per la loro efficacia e originalità. Manca forse qualcosa nei dialoghi, ma l'humour nero è a tratti esilarante. Il tutto si accompagna a uno spiccato gusto del grottesco. Watch it, please.

venerdì 14 gennaio 2011

Venerdì 14 gennaio: i film in uscita

Finisce la settimana e torna a sentirsi la febbre del venerdì sera. E' il giorno in cui nei cinema arrivano le nuove uscite. E venerdì 14 gennaio è il primo venerdì di uscite dell'anno, visto che con le festività natalizie le date di uscita dei film erano state sfalsate. Ma cosa arriva questa settimana in sala?
Il titolo più atteso è sicuramente La versione di Barney, tratto dall'omonimo, celebratissimo romanzo di Mordecai Richler. L'irriverente storia di un uomo alla perenne ricerca di qualcosa che non ha, con un soggetto che sembra preso dal terzo fratello Coen, che di nome sembra faccia Woody. Regia di Richard J. Lewis, onesto mestierante delle varie serie di CSI. Interprete principale il grande Paul Giamatti, già in odore di Oscar. Il film, trascurato dalla giuria allo scorso festival di Venezia, potrebbe prendersi la rivincita al botteghino.
Il pubblico andrà certamente a vedere Vi presento i nostri, terzo capitolo della saga dei Fotter e dei Byrne. Il cast è sempre più smisurato: a Ben Stiller, Robert De Niro, Dustin Hoffmann e Barbra Streisand si aggiungono Jessica Alba, Harvey Keitel e Owen Wilson. Il problema è che il prodotto sembra stanco e bolso già dal trailer. Ci si annoia in un minuto e mezzo, figurarsi con il film intero.
La fame di chi ama le catastrofi futuristiche c'è Skyline, che dalle immagini circolate in anteprima sembra tanto la classica spacconata di effetti speciali e rumori in dolby di inzio anno. Per i bambini, arriva L'orso Yoghi, ovviamente in 3d come vuole la moda del momento. 
Per chi volesse andarsi a vedere qualcosa di diverso, arriva Kill me Please, l'irriverente film di Olias Barco, regista francese e transfugo in Belgio, paese che sta producendo parecchie opere non convenzionali negli ultimi tempi. Humour nero e riflessioni non banali sull'eutanasia sono la ricetta del film. Insomma, a chi ha due serate da dedicare al cinema consigliamo Barney&Barco. Buona visione.

giovedì 13 gennaio 2011

Legend Film Festival

Prosegue il Legend Film Festival, la mostra cinematografica itinerante con la direzione artistica di Filippo Mazzarella, presentata in diverse città d'Italia. L'iniziativa vuole riportare nelle sale i grandi film del passato, quei titoli che hanno reso grande il cinema. La rassegna era cominciata il 27 ottobre, con una serata speciale dedicata al 25esimo compleanno dell'uscita di Ritorno al futuro, film culto degli anni '80. Il clamoroso successo di pubblico è parzialmente stato confermato nelle seguenti settimane, quando sono stati in cartellone, tra i vari film, A qualcuno piace caldo, Il padrino, Quei bravi ragazzi e La vita è una cosa meravigliosa.Con il nuovo anno, il cinema Arcobaleno di viale Tunisia ospita le proiezioni degli ultimi cinque film della rassegna. Le giornate delle visioni sono il giovedì e il lunedì. In questi giorni è possibile riammirare sul grande schermo Edward mani di forbice di Tim Burton, con un indimenticabile Johnny Depp. 
Nelle prossime settimane, in programma il magnifico Billy Wilder di Irma la dolce, con Jack Lemmon e Shirley MacLaine, Hollywood Party di Blake Edwards e Marnie di Alfred Hitchcock. Il gran finale è dedicato a Frankenstein Junior, grande successo di Mel Brooks con un memorabile Gene Wilder. Tutte i film sono introdotti dalla presentazione di un critico cinematografico.

martedì 11 gennaio 2011

La giusta lettura di Natale in Sudafrica

“Volgari si nasce. La volgarità, nelle arti, la volgarità piacevole, che vi incanta, è inimitabile. È un dono di natura come il genio”. Questa frase di Corrado Alvaro ben si adatta a un film come Natale in Sudafrica. Cinepanettone, film-spazzatura, e tante altre etichette sono state affibbiate nel passato all’uscita natalizia del triumvirato De Laurentiis-Neri Parenti-Christian De Sica. Non ha fatto eccezione l’ultima fatica dei tre artisti, Natale in Sudafrica appunto.
Non stupisce la miopia dei soliti critici che l’hanno nel migliore delle ipotesi trascurato. Altri l’hanno dileggiato, altri diffamato. Ma Natale in Sudafrica è molto più di tette, culi e waka waka. Innanzitutto, il film è un complesso gioco di citazioni e rimandi che non tutti riescono a cogliere. Guardiamo ai nomi di alcuni personaggi: Tagliabue, chiaro riferimento al pittore italiano, Vitellozzo, omaggio al Carlo Monni di Non ci resta che piangere con Benigni e Troisi. Anche il nome del protagonista, Carlo, pare sia una citazione di un film neorealista. Christian De Sica ha detto a Sette: ”Sai, se ti dovessi raccontare drammaturgicamente la storia non saprei cosa dirti perché è sempre la stessa, da ventisette anni”. E questo è un altro dei meriti dell’opera. La ripetizione degli stessi schemi narrativi è funzionale allo studio della psiche dei personaggi. Neri Parenti, in un meccanismo ormai oliato a dovere, è in grado di affastellare uno dopo l’altro grandi temi, nascosti dietro frasi becere e volgari.
Una delle fasi più drammatiche del film
Ed è proprio questa la forza di Natale in Sudafrica. Non impone allo spettatore la sua artisticità, ma la lascia scoprire. Prendiamo come tema la spasmodica ricerca di rapporti sessuali. Il Casanova di Federico Fellini tratta il tema con eccessiva evidenza. La voglia di sesso del Casanova è segno fin troppo evidente del suo desiderio di morte. Il desiderio erotico dei personaggi parentiani sembra a prima vista solamente la voglia di espletamento di un bisogno fisiologico. A una lettura più attenta, si capisce che traccia invece le linee di un pensiero esistenzialista di elevato contenuto filosofico. Non è un mistero che Parenti si ispiri costantemente al lavoro di Jacques Becker, Il rifiuto della morte. Natale in Sudafrica sotterra, nasconde, i suoi riferimenti alti, tra i quali si riescono comunque a riconoscere tracce di Kierkegaard, Hume, Benedetto Croce e Don Lurio. Il film diventa così un prodotto elitario, con vari livelli di lettura. E la grandezza di Natale in Sudafrica è quella di unire la volgarità e il pensiero filosofico alla denuncia sociale. Quando uno dei protagonisti finisce nella monnezza di Napoli si ritrovano tutti quegli elementi di denuncia del degrado della società italiana che rendevano grande il cinema italiano di qualche tempo fa.

sabato 8 gennaio 2011

Cosa resterà del cinema degli anni '80

Very ordinary people. Gli anni ’80 del cinema americano rivivono dal 7 al 26 gennaio allo Spazio Oberdan di Milano in una rassegna dal titolo: “Ordinary People: il grande cinema popolare americano degli anni 80”. Dopo il realismo della New Hollywood e la poetica dell’antieroe, negli anni Ottanta il cinema americano torna a sfornare eroi. Icone. Spesso non più in carne e ossa, E.T. docet. È il nuovo decennio dei divi: Robert De Niro, Al Pacino, Dustin Hoffmann, Jack Nicholson, Meryl Streep, Harrison Ford e chi più ne ha più ne metta.
È il decennio dei grandi film popolari: Ritorno al futuro, Indiana Jones, E.T., I Goonies e tanti altri. La Cineteca di Milano ha operato una selezione e propone una serie di titoli mitici, che toccano un po’ tutti i generi.
Un'immagine di Ufficiale e gentiluomo
Gente comune di Robert Redford, Kramer contro Kramer con Dustin Hoffmann e Meryl Streep, e Il grande freddo di Lawrence Kasdan offrono riflessioni sulla famiglia americana e sui rapporti interpersonali nella società degli eighties. Ufficiale e gentiluomo e American Gigolò con Richard Gere, Flashdance e La mia Africa di Sydney Pollack sono alcuni dei grandi melodrammi sentimentali del decennio. E.T., Blade Runner e Cocoon di Ron Howard sono solo degli esempi, molto diversi tra loro, del grande successo che il cinema di fantascienza ha avuto negli anni ’80. C’è spazio anche per il gangster movie, con Gli intoccabili di Brian De Palma, e per il cinema d’autore con Manhattan di Woody Allen e Full Metal Jacket di Kubrick.
Selezione parziale e arbitraria, certo, ma utile per andare a riassaporare l’atmosfera di un cinema “arrivato e già/scivolato via”.

Per il programma completo: http://www.cinetecamilano.it/.

giovedì 6 gennaio 2011

Clint Eastwood e la vita dopo la morte

“Che cosa succede dopo la morte?” Chi non si è mai fatto almeno una volta nella vita questa domanda? Una domanda alla base di gran parte dei pensieri umani, da quando l’uomo è dotato di ragione. Cristiani, ebrei, musulmani, buddhisti, induisti, atei, atei esistenzialisti, atei agnostici, gnostici. Chiunque ha una sua versione. Nessuno può certificare quale sia quella giusta. O se esista una versione giusta.
Clint Eastwood prova a dare una sua risposta al quesito che tutti ci poniamo nel suo nuovo film, Hereafter, in sala dal 5 gennaio. Lo fa con una storia corale sulla tematica dell’aldilà e di una possibile vita dopo la morte. Marie è una giornalista francese sopravvissuta allo tsunami del 2004, dopo essere rimasta sospesa per qualche istante tra la vita e la morte. Marcus è un ragazzino inglese, figlio di una madre tossicodipendente, che non riesce a rassegnarsi della perdita del fratello gemello Jacob, di cui subiva evidentemente la spiccata personalità. Al centro c’è George, un operaio amante dei romanzi di Charles Dickens, che dopo un’operazione sbagliata riceve un dono non richiesto, quello di potersi mettere in contatto con i morti.
Bryce Dallas Howard e Matt Damon
in una scena di Hereafter
Le vicende dei tre personaggi si incrociano a Londra. E lo fanno in maniera piuttosto artificiosa. Peter Morgan, che si era contraddistinto per la brillantezza di scrittura in film recenti come The Queen e Frost/Nixon, confeziona una sceneggiatura zoppicante. Sorprende  quella certa ingenuità che si vede sempre più spesso nei film di Eastwood, da Gran Torino a Invictus solo per citare gli ultimi esempi. Sinceramente imbarazzanti alcuni passaggi narrativi, ma l’involucro è come al solito perfetto nei film del vecchio Clint. Regia impeccabile, messa in scena classicheggiante, colonna sonora azzeccata. Il tratto di Eastwood lo si vede, e lo si apprezza, soprattutto nel filone dei due gemelli inglesi. Il modo in cui il regista americano riesce a rappresentare l’infanzia è sempre toccante. Meno toccante l’ininfluente comparsata di Bryce Dallas Howard.
Né thriller sovrannaturale, né dramma psicologico, Hereafter è un film che esplora il confronto della vita con la morte. Niente di più, niente di meno. E le risposte non sono sempre convincenti. Probabilmente Eastwood, non più di primissimo pelo, comincia a riflettere seriamente su quel che aspetta ognuno di noi “dopo”. Se dopo la morte continuiamo a vivere nei ricordi altrui, certamente Eastwood non resterà nella memoria degli appassionati di cinema grazie a Hereafter.

martedì 4 gennaio 2011

Ma che bella giornata per Checco Zalone!

Un terrone che sconfigge il terrore. Così Luca Medici, in arte Checco Zalone, riassume la trama di Che bella giornata, seconda apparizione sul grande schermo del comico rivelatosi con Zelig su Canale5. Il film, diretto da Gennaro Nunziante, esce in questi giorni nelle sale italiane distribuito da Medusa. Checco Zalone interpreta un pugliese che si ritrova a fare l’addetto alla sicurezza del Duomo di Milano. Un giorno conosce una ragazza araba che ha intenzioni terroristiche. Checco sventerà l’attentato. Il “cozzalone”, come lui stesso definisce, sembra voler giocare come di suo consueto sui luoghi comuni. D’altra parte il format funziona, visto il successo del precedente Cado dalle nubi.
Nei mesi scorsi, il comico pugliese si era schierato sfavore della protesta del mondo del cinema contro i tagli alla cultura. Ora, il suo film esce in tutta Italia in 850 copie. Fino a pochi giorni fa dovevano essere 630. Medusa lo ha annunciato in una conferenza stampa.
In questi casi, si dice sempre che il già certo successo di pubblico del film farà bene al cinema italiano. Forse anche ai cinemi. D’altra parte, “siamo una squadra fortissimi”.

domenica 2 gennaio 2011

I film del 2011

Una delle rere immagini reperibili di Tree of Life
Il 2011 sarà l’anno dei film tratti dai fumetti, dei sequel e dei prequel, dei sequel e dei prequel dei film tratti dai fumetti. Oppure da videogiochi. Ma sarà anche l’anno dei grandi autori. Alcuni tornano a fare cinema dopo parecchi anni. È il caso di Terrence Malick, alla sua quinta regia in 37 anni. A cinque anni di distanza da The New World, Malick torna al cinema con Tree of Life, film che è già una piccola leggenda prima di uscire nelle sale. Doveva essere pronto per Cannes lo scorso maggio, poi si diceva sarebbe stato il colpo a effetto di Venezia. Niente di tutto questo. Il perfezionista Malick sta ancora ultimando la postproduzione della pellicola, nel cui cast figurano Brad Pitt e Sean Penn.
Sean Penn, rocker nel nuovo
film di Paolo Sorrentino
A proposito di Sean Penn, sarà lui il protagonista del primo film hollywoodiano di Paolo Sorrentino, This Must Be the Place, storia di un ex rocker alla ricerca del militare che ordinò l’uccisione del padre. Ma il 2011 comincia con Clint Eastwood e il suo nuovo thriller paranormale, Hereafter, già passato sugli schermi italiani al Torino Film Festival. Sempre il 5 gennaio esce Che bella giornata di Checco Zalone, che ci riprova dopo l’ottimo risultato (commerciale) di Cado dalle nubi. Lo stesso giorno esce Tamara Drewe di Stephen Frears, il regista di Relazioni pericolose e The Queen. Restando a gennaio, in programma La versione di Barney e Vallanzasca di Michele Placido (il 21). A febbraio arrivano Le avventure di Gulliver con Jack Black, e poi una folta schiera di film d’autore: Biutiful di Alejandro Inarritu con un eccezionale Javier Bardem, Another Year di Mike Leigh, 127 ore di Danny Boyle e Black Swan di Darren Aronofsky. Attesissimo Il Grinta dei fratelli Coen con Jeff Bridges e Matt Damon, in uscita il 18 febbraio.
Per l’estate, uscirà il solito Woody Allen con Midnight in Paris, girato a Parigi con una piccola parte della prémiere dame Carla Bruni. Sul finire dell’anno dovrebbe invece vedere la luce Dark Shadows, la nuova fiaba gotica della premiata ditta Tim Burton-Johnny Depp. Non c’è ancora una data precisa per Nanni Moretti e il suo Habemus Papam, ma la primavera dovrebbe essere il momento giusto. Nessuna data ufficiale anche per Sinatra, il biopic a firma di Martin Scorsese.
Chris Evans con lo scudo di Capitan America
Fumetti, dicevamo. Nel 2011 arriveranno in sala: Sin City 2, Conan, Capitan America con Chris Evans e Samuel L. Jackson, Thor di Kenneth Branagh, The Wolverine di Darren Aronofsky, X-Men: First Class, Green Lantern, Deadpool. Meritano una citazione a parte Green Hornet di Michel Gondry, lettura impertinente dei miti supereroistici, e Dylan Dog, adattamento della mitica serie di Sergio Bonelli. Restando in tema di fumetti, torna al cinema anche il cartoonist Kevin Smith, regista di Dogma e Clerks, con l’horror Red State.
Hollywood razzia ormai qualsiasi fonte, compresi videogiochi e cartoni animati. In arrivo così i film su World of Warcraft di Sam Raimi, Puffi, Le avventure di Tintin con la regia di Steven Spielberg, Tre moschettieri in 3d di Paul W.S. Anderson, Cappuccetto rosso di Catherine Hardwicke.
Continua l’epidemia dei seguiti: Scream 4, Fast and Furious 5, Terminator 5, Scary Movie 5, Sherlock Holmes 2 di Guy Ritchie, Rambo VMission Impossible Ghost Protocol, il prequel di Robocop di Darren Aronofsky. A luglio finisce l’epopea di Harry Potter con la seconda parte de I doni della morte. Penultimo capitolo per la saga di Twilight con Breaking Dawn Part I. In Italia ci difendiamo con Benvenuti al nord e Femmine contro maschi, seguiti di Benvenuti al sud e Maschi contro femmine, ma anche con Manuale d’amore 3.
Segnalazione finale per Sucker Punch di Zack Snyder, regista visionario di 300 e del sottovalutato Watchmen. Guarda caso, due fumetti.