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martedì 4 ottobre 2011

LYNCH EMPIRE: dal cinema al disco Crazy Clown Time

di Lorenzo Lamperti

Alzi la mano chi non ne sente la mancanza... Ehm, beh okay voi abbassatela... Sono in tanti a sentirsi in astinenza da David Lynch. Sono passati esattamente cinque anni dal suo ultimo lungometraggio, INLAND EMPIRE, che venne presentato nel settembre 2006 al Festival di Venezia quando il buon David si portò a casa il Leone d'oro alla carriera. Da lì in poi, stop. Non è la prima volta che tra un film di Lynch e il successivo passa parecchio tempo. Passarono cinque anni anche tra Fire Walk With Me e Lost Highway (Strade perdute) e tra Mulholland Drive e lo stesso INLAND EMPIRE. Ma le altre volte si sapeva che il regista di Eraserhead e Velluto blu stava lavorando a qualcosa. Ora è diverso. Sembra che Lynch non abbia nessuna idea per un nuovo lungometraggio. Ne saranno felici tutti coloro che lo trovano troppo complicato e oscuro, tutti gli altri iniziano a preoccuparsi. Eh sì che di voci ce n'erano state su suoi nuovi progetti, ma lui li ha smentiti tutti, compreso il chiacchierato film d'animazione Snoot World. Dal 2006 in poi Lynch ha sfornato solo qualche cortometraggio. Gli ultimi due suoi video sono stati lo spot lungo per Dior intitolato Lady Blue Shanghai e il corto per la Viennale The 3S.




La verità è che Lynch sembra essere molto preso dai suoi progetti musicali. Lynch ha sempre avuto un'attenzione particolare alla musica, e per qualcuno dei suoi film ha anche composto delle tracce per la colonna sonora. Ma ora si rimette totalmente in gioco su questo versante con un disco che si chiama Crazy Clown Time che uscirà il prossimo 8 novembre. Un disco da solista con tracce elettropop, tipo i due singoli che anticipano l'album: "Good Day Today" e "I Know". Per il video di "I Know" è stato indetto un concorso per giovani artisti. Tra i 450 video arrivati, lo stesso David Lynch ha scelto quello di Tamar Drachli, che ha in effetti un'atmosfera molto peculiare e in tono con la poetica del maestro.



Insomma, dagli occhi si passa alle orecchie. Vedremo se Lynch saprà deliziare il suo pubblico con un altro medium. Comunque vada, non si può non lodare il coraggio di un autore che ama sperimentare e spaziare tra le diverse forme d'arte. Lynch, infatti, nasce prima di tutto pittore. Poi, come ha dichiarato una volta: "Un giorno entrò un soffio di vento nella mia stanza e il quadro che stavo dipingendo sembrò animarsi. Lo vidi muoversi. In quel momento decisi che avrei voluto fare cinema". Un cinema surrealista, perturbante, unico tanto da acquisire l'etichetta di lynchano. Già i corti e i mediometraggi di Lynch, su tutti The Grandmother, mostravano qualcosa di diverso, di mai visto. Una sperimentazione continua e allucinata nel rapporto tra immagini e audio. Per il lungometraggio d'esordio, arrivò la benedizione di Stanley Kubrick: "Se c'è un film che rimpiango di non aver girato? Sì, uno solo: Eraserhead". Dopo aver decostruito il classicismo (The Elephant Man), il thriller (Velluto blu) e aver inventato un nuovo modo di fare televisione (Twin Peaks), Lynch ha esplorato i più reconditi luoghi dell'inconscio umano con quella che può quasi essere considerata una trilogia: Lost Highway, Mulholland Drive e INLAND EMPIRE. E ora? Cosa resta da fare per Lynch nel cinema? Dopo aver realizzato un'opera capitale come INLAND EMPIRE è difficile per un autore andare avanti, impossibile andare oltre. "La sensazione, netta e inspiegabile è che Lynch abbia realizzato la sua Odissea". Difficile dare torto al critico che pronunciò questa frase al Lido dopo aver visto l'ultimo film del regista del Montana. In INLAND EMPIRE l'immaginario di Lynch è letteralmente esploso e con esso il suo mondo cinematografico. Lynch non si è risparmiato, ha dato fondo a tutto se stesso creando un'opera che non potrà mai superare. Non tanto e non solo per l'esito artistico, ma proprio dal punto di vista immaginistico. L'unica possibilità è che Lynch si metta a fare film completamente diversi: un film d'animazione era un'idea. Altre opzioni sono un documentario o forse una commedia. C'è chi sogna ancora di vedergli un giorno girare Ubik tratto dal romanzo di Philip K. Dick. Ma Lynch è difficile che documenti, tragga, si ispiri. Lynch non descrive mondi. Lui demiurgicamente, li crea. E se non dovesse più fare film, non dimentichiamoci che Lynch non è un regista cinematografico. E' un artista.

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