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mercoledì 4 maggio 2011

Vedere la Scienza: intervista al direttore Pasquale Tucci

«Milano si è scordata che la scienza è cultura». Parola di Pasquale Tucci, professore di Storia della fisica all’Università degli Studi di Milano e direttore di Vedere la scienza: il festival di cinema scientifico che Science include tra i sei più importanti al mondo con quelli di New York, Parigi, Atene, Bangkok e Australia. Vedere la scienza è una delle poche iniziative milanesi per divulgare la scienza. Che in città spesso è vista come un corpo estraneo.
«Città e comunità scientifica hanno un rapporto di reciproca indifferenza», dice il professor Tucci. «Ma è inutile fare il solito “pianto greco” sui tagli. Quelli ci sono, però la Lombardia è in una situazione privilegiata rispetto alle altre regioni italiane».
In Lombardia ci sono 11 università con facoltà scientifiche e, secondo il professore, «quasi tutte hanno un’attrezzatura molto avanzata che permette di essere competitivi a livello internazionale. Questo accade con la fisica, in parte con l’astrofisica e le ricerche sulla salute».
Ma allora cos’è che non funziona tra Milano e la scienza? «Manca del tutto una rappresentanza scientifica nella società civile», risponde il professor Tucci. Che continua: «Se bisogna mettere qualcuno a dirigere la Pinacoteca di Brera è fuori discussione che debba essere uno storico dell’arte. Invece all’Asl o al Museo della Scienza e della Tecnica non si mettono medici o scienziati, ma avvocati o manager». Le colpe non sono tutte di Milano: «La cultura non assimila gli scienziati e anche gli scienziati non fanno nulla per entrare nella società culturale», dichiara il professore. Il risultato? «L’attività scientifica viene percepita come settaria e fine a se stessa», spiega il professor Tucci. «E lo scienziato si sente come un tecnico. Così la scienza finisce per non avere voce. La situazione si ripercuote sui luoghi di conservazione del patrimonio scientifico», aggiunge il professor Tucci. Che è anche direttore del Museo Astronomico e Orto botanico di Brera. Il museo conserva gli strumenti appartenuti all’Osservatorio astronomico, il più vecchio istituto di ricerca scientifica della città. L’orto è uno dei più antichi d’Italia. Nonostante questo, non è inserito nei vari progetti sul futuro di Brera. Ma come si può sensibilizzare Milano sui temi scientifici? «La strada è quella della divulgazione», risponde il professor Tucci. «Bisogna valorizzare il ruolo culturale della scienza e stringere rapporti più stretti soprattutto con i giovani. È quello che proviamo a fare noi con iniziative come il festival cinematografico».
Se scienza e città non dialogano, il cinema può diventare uno strumento per avvicinare le persone agli argomenti scientifici: «Noi non vogliamo film solo per addetti ai lavori», spiega il professor Tucci, «ma documentari scientifici che sappiano unire una ricerca rigorosa a una buona tecnica cinematografica. Vogliamo arrivare a più pubblico possibile. I film devono essere uno spettacolo e non una lezione».
Forse per questo non è facile coinvolgere molti scienziati nell’iniziativa: «In Italia la ricerca assomiglia spesso a un’accademia chiusa in se stessa», dice il professor Tucci. «Il nostro festival invece vuole lanciare un sasso nello stagno. Vogliamo metterci in discussione e alimentare un confronto sui fatti e i valori messi in gioco dalla ricerca scientifica».
Nel nostro Paese, Vedere la scienza è un caso unico: «In Italia manca la cultura scientifica», spiega il professor Tucci, «e per quanto riguarda i documentari c’è una produzione limitata e scadente. Normale che di eventi come questo ce ne siano pochi».
Se guarda al futuro, il professor Tucci non è ottimista: «Nel 2005, grazie a un accordo ministeriale, il festival aveva 450 mila euro di fondi. Oggi ne ha 50 mila e per sopravvivere bisogna arrampicarsi sugli specchi». Sospira: «Sì, c’è proprio bisogno che Milano si ricordi che la scienza è cultura».


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