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martedì 3 maggio 2011

Habemus Papam e le critiche del Vaticano


Umano, troppo umano. Le critiche del Vaticano e dei suoi mezzi di informazione al film di Nanni Moretti Habemus Papam hanno segnato una nuova tappa del fastidio della Chiesa verso chi si azzarda a parlare di lei. Bizzarro che il Vaticano non abbia ancora capito che quando critica qualcosa automaticamente ne fa la fortuna. Era successo così con Il codice Da Vinci di Dan Brown/Ron Howard. Succede così con Habemus Papam, che ha registrato ottimi incassi da quando è uscito in sala. È in particolare il cinema che fa paura alla Chiesa, per la sua diffusione e la sua potenza iconografica.
Ma cosa può aver scatenato le critiche ecclesiastiche su Habemus Papam? Salavtore Izzo di Avvenire ha invitato il pubblico a non andare a vederlo, dicendo che i cattolici non hanno bisogno di vedere un papa sullo schermo, perché il Papa loro ce l’hanno già, ed esiste davvero. E il Papa non si tocca. Ecco, ma perché dire: “Non andate a vederlo?”. È automatico che anche coloro che avevano il dubbio se andare o no dopo questa frase ci sono andati di sicuro. Altri vaticanisti hanno criticato Moretti per la sua quasi totale assenza dallo schermo. Eh sì, perché nei film precedenti ci aveva abituato a una presenza costante nella storia, causata dal suo fastidioso egocentrismo che pregiudicava la riuscita dei suoi film. Quindi, in pratica, questa seconda corrente di critici denigra Habemus Papam per non avere il difetto dei film precedenti di Moretti. Un po’ contorto come ragionamento.
La verità è che il film di Moretti non piace alla Chiesa perché ci presenta i preti, il Papa in primis, come degli esseri umani. Come tutti gli uomini, il Papa ha dei dubbi, è vulnerabile e insicuro. E la Chiesa non può tollerare che il prete, a maggior ragione il Papa, sia considerato un uomo. Il Papa deve essere considerato qualcosa di divino, un tramite con il Padre e Cristo, che invece proprio facendosi uomo incarna il divino.
Divino, quindi umano.


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