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giovedì 30 dicembre 2010

Clochard dietro la macchina da presa

A Milano i senzatetto muoiono congelati. A Marsiglia girano un film. Hope City è il risultato di un’idea nata cinque anni fa e realizzata grazie alla Boutique Solidarité, legata al centro di sostegno dei senzatetto di Marsiglia, la Fondazione Abbé Pierre. Il progetto parte da una proposta della regista Léa Jamet e dell’attore Théo Trifard, che frequentano il centro per animare un gruppo di incontro su base volontaria.
Dagli incontri settimanali sono nati la sceneggiatura e il cast del film, con i clochard che hanno scritto, girato e interpretato la storia in prima persona. Hope City è la città immaginaria dove i clochard proiettano le loro rivendicazioni verso un Paese, una città, un mondo che li rifiuta. I contrasti tra i nantis (benestanti) e lambdas (uomini qualunque) è forte e rude, così come nella realtà. La trama prende il via dalla promessa di un sindaco xenofobo di espellere i lambdas dalla città.
Sembra difficile che quest’opera abbia una circolazione nei cinema degna di questo nome, ma intanto è già bello sapere della sua esistenza. In un mondo che va sempre più in fretta, ben venga un’iniziativa che coinvolga chi non ha nemmeno un tetto sopra la testa in qualcosa da fare. Soprattutto un qualcosa che gli permetta di esprimersi e provare a far sentire la loro voce. O perlomeno di farla sentire a loro stessi.

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