“Che cosa succede dopo la morte?” Chi non si è mai fatto almeno una volta nella vita questa domanda? Una domanda alla base di gran parte dei pensieri umani, da quando l’uomo è dotato di ragione. Cristiani, ebrei, musulmani, buddhisti, induisti, atei, atei esistenzialisti, atei agnostici, gnostici. Chiunque ha una sua versione. Nessuno può certificare quale sia quella giusta. O se esista una versione giusta.
Clint Eastwood prova a dare una sua risposta al quesito che tutti ci poniamo nel suo nuovo film, Hereafter, in sala dal 5 gennaio. Lo fa con una storia corale sulla tematica dell’aldilà e di una possibile vita dopo la morte. Marie è una giornalista francese sopravvissuta allo tsunami del 2004, dopo essere rimasta sospesa per qualche istante tra la vita e la morte. Marcus è un ragazzino inglese, figlio di una madre tossicodipendente, che non riesce a rassegnarsi della perdita del fratello gemello Jacob, di cui subiva evidentemente la spiccata personalità. Al centro c’è George, un operaio amante dei romanzi di Charles Dickens, che dopo un’operazione sbagliata riceve un dono non richiesto, quello di potersi mettere in contatto con i morti.
Bryce Dallas Howard e Matt Damon in una scena di Hereafter |
Le vicende dei tre personaggi si incrociano a Londra. E lo fanno in maniera piuttosto artificiosa. Peter Morgan, che si era contraddistinto per la brillantezza di scrittura in film recenti come The Queen e Frost/Nixon, confeziona una sceneggiatura zoppicante. Sorprende quella certa ingenuità che si vede sempre più spesso nei film di Eastwood, da Gran Torino a Invictus solo per citare gli ultimi esempi. Sinceramente imbarazzanti alcuni passaggi narrativi, ma l’involucro è come al solito perfetto nei film del vecchio Clint. Regia impeccabile, messa in scena classicheggiante, colonna sonora azzeccata. Il tratto di Eastwood lo si vede, e lo si apprezza, soprattutto nel filone dei due gemelli inglesi. Il modo in cui il regista americano riesce a rappresentare l’infanzia è sempre toccante. Meno toccante l’ininfluente comparsata di Bryce Dallas Howard.
Né thriller sovrannaturale, né dramma psicologico, Hereafter è un film che esplora il confronto della vita con la morte. Niente di più, niente di meno. E le risposte non sono sempre convincenti. Probabilmente Eastwood, non più di primissimo pelo, comincia a riflettere seriamente su quel che aspetta ognuno di noi “dopo”. Se dopo la morte continuiamo a vivere nei ricordi altrui, certamente Eastwood non resterà nella memoria degli appassionati di cinema grazie a Hereafter.
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