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giovedì 10 febbraio 2011

La crescita dei cinema in Italia: giù il pubblico, su il biglietto

Bastano un poco di euro e la pellicola va giù. Mentre le sale cadono una a una, c'è ancora chi dice che il cinema in Italia sta bene, anzi è in crescita. "Nel 2010, le sale italiane hanno visto una crescita del 15%". Si dà per scontato che l'aumento significhi più pubblico, ma non è proprio così. L'aumento è stato soprattutto di tipo economico. Nel 2010 il cinema ha incassato quasi il 18% in più che nel 2009. Peccato che su questo dato si nasconda un'incidenza fortissima del 3d, che ha costi più alti. Un biglietto per un film in 3d costa mediamente tre euro in più del biglietto per un film normale. Chiaro che nel 2010, anno in cui Avatar ha segnato l'esplosione della tecnologia a tre dimensioni, si sarebbe registrata una crescita. Insomma, sì, gli spetttatori sono in assoluto aumentati, ma di poco: quello che è aumentato tanto è il guadagno sul biglietto singolo. Il problema, però, è che solo i cinema predisposti al 3d, quindi i multiplex, crescono. Gli altri, comprese le sale storiche e d'essai, vivono un declino inesorabile che li sta portando alla chiusura. Risultato? Poche sale, pochi film, tanti soldi (da spendere).
E intanto, quasi sotto silenzio, il governo sta per far passare la tassa di scopo. Si tratta di un'imposta di un euro sul biglietto, finalizzata al finanziamento del cinema italiano. Cosa nobile? Mica tanto. Nel triennio 2008-2010 c'è stato un aumento medio del 15% sul biglietto, non solo per il 3d. In più, i film italiani rappresentano il 65% della quota di mercato. Sulla giostra dell'argent vague nostrana si siedono i vari cinepanettoni, cinecolombe, cineombrelloni, zaloni, albanesi, aldogiovanniegiacomi. Non proprio un momento di crisi. Il tutto nello spregio degli esercenti, che in merito non sono stati  neppure interpellati e che ora minacciano il boicottaggio dei film italiani. Agis e Anec hanno preso le difese degli esercenti, attaccando un sovrapprezzo "estemporaneo e iniquo con ogni inziativa di comunicazione". E intanto il cinema italiano indipendente e di qualità resta invisibile. Anzi, disperso. Si potrebbe andare a protestare dal ministro della Cultura. Come? Ah, già, è da due mesi che non ce l'abbiamo.

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