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lunedì 4 aprile 2011

Kusturica a Milano

“Se non riesci a diventare Fellini, puoi almeno diventare De Sica”. A dire queste parole era un padre. Ad ascoltarle un ragazzo, suo figlio. Quel ragazzo era Emir Kusturica, il più grande regista balcanico di sempre. Il tour milanese di Emir Kusturica si è concluso. Il grande regista bosniaco è arrivato in Italia per presentare l’uscita del suo libro autobiografico Dove sono in questa storia?, frutto di parecchi anni di lavoro. Venerdì sera ha incontrato il pubblico alla Feltrinelli di Piazza Piemonte, dove è stato intervistato dal critico Paolo Mereghetti. Un personaggio straordinario, Kusturica, che nella sua carriera ha collezionato una serie impressionante di riconoscimenti nei maggiori festival di cinema del mondo. Cannes e Venezia hanno osannato le sue opere, da Underground a Gatto nero, gatto bianco fino a La vita è un miracolo. Un outsider convinto, Kusturica, mai banale nel cinema come nelle dichiarazioni che fa. Poco diplomatico, non si risparmia mai le polemiche con Hollywood: “I film con Bruce Willis mi repellono. Sono finti, non riesco a guardarli”, ha detto davanti alla numerosa platea. Eppure lui a Hollywood un giretto ce l’ha pure fatto. Era il 1992 e Kusturica girava Arizona Dream con Johnny Depp e Lily Taylor. Ma l’America non era il suo posto. Vagabondo irrequieto, il posto dei suoi sogni è una Sarajevo che non esiste più. “Sulla copertina del libro assomiglio a Dostoevskij”, dice Kusturica. Al cinema sembra solo Kusturica. E nessuno somiglia a lui.

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