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venerdì 29 aprile 2011

Il cibo degli altri al cinema Anteo


Non solo popcorn. Il sodalizio tra cinema e cibo è forte, sia di fronte che dentro lo schermo. Rende conto di questo rapporto felice, soprattutto per gli stomaci, la rassegna “Il cibo degli altri”, organizzata dall’Anteo spazio Cinema in occasione dell’Expo Day 2011 e curata dal critico Paolo Mereghetti.
Sabato 30 aprile e domenica 1 maggio ci sarà, è proprio il caso di dirlo, una scorpacciata di film per tutti gli appassionati, che potranno entrare gratis a tutte le proiezione sino a esaurimento dei posti disponibili. Si parte sabato alle 22, quando il pubblico potrà scegliere tra quattro diverse opzioni: il tedesco Soul Kitchen di Fatih Akin, presentato con successo a Venezia nel 2009, l’etiope Harvest 3000 Years di Haile Gerima, oppure gli italianissimi Incantesimo napoletano e Cuoco contadino rispettivamente di Paolo Genovese e Luca Guadagnino, regista di Io sono l’amore. Tutti i film hanno al centro la tematica del cibo, che resta al centro anche al termine del film, con una spaghettata offerta dall’Osteria del cinema Anteo.
Per chi avesse ancora un buco nello stomaco, domenica si comincia presto, alle 11. Mangiare bere uomo donna di Ang Lee, La cena di Ettore Scola, Rupi del vino di Ermanno Olmi e Un americano a Roma di Steno con Alberto Sordi sono le possibili portate per saziare la fame di cinema, con annesso aperitivo prima del pranzo domenicale.
Buona visione, anzi buon appetito.
Per maggiori informazioni:

Festival di Venezia: Aronofsky presidente di giuria


Piuttosto che niente, meglio Aronofsky. Doveva essere Bernardo Bertolucci il presidente della giuria del prossimo festival di Venezia, in programma dal 31 agosto al 10 settembre 2011. Ma Cannes ha scippato il regista di Ultimo tango a Parigi a Muller, premiandolo con la Palma d’oro alla carriera, che verrà consegnata tra pochi giorni sulla Croisette. In Laguna invece tornerà Darren Aronofksy, un regista ormai legato a filo doppio con la rassegna del Lido.
Aronofksy, esordio al cinema con lo psichedelico Pi greco (1998), è un autore amatissimo da Muller, che lo porta a Venezia per la prima volta con The Fountain (L’albero della vita), un film che definire new age è limitativo. Per Aronofsky sono fischi e sberleffi. Ma nel 2008 arriva la rivincita: leone d’oro con il bellissimo The Wrestler, struggente ballata con il suono di Bruce Springsteen e il volto, ferito, di Mickey Rourke. Ma il tappeto rosso di Venezia è terreno di conquista di Aronofsky anche lo scorso anno. Nel 2010, infatti, il suo Black Swan (Cigno nero) è il film d’apertura del festival. Stavolta il buon Darren torna in un ruolo importante e scomodo. E si preannuncia già una selezione ufficiale molto ricercata. Le stelle, intanto, stanno per cominciare a splendere sul lungomare di Cannes.

martedì 26 aprile 2011

The Wrong Picture: Woody Allen a Roma

Woody torna sullo schermo. Non come regista, a quello ci siamo abituati. Un film ogni 12 mesi dal 1977, anno di Io e Annie, ormai ci siamo abituati. Con picchi di due film per anno, come successo nel 1989 con Edipo relitto e Crimini e misfatti. No, Woody torna sullo schermo come attore. E questa sì che è una notizia, perché era dal 2006, anno di Scoop, che Woody non recitava.
Sono un po’ di anni che Woody Allen preferisce starsene solamente dietro alla macchina da presa. Ogni tanto per provare a fare un film tragico, la sua vera antica ambizione, come Match Point e Sogni e delitti. Ce lo avreste visto voi il faccione di Woody in Match Point? Sarebbe stato un film completamente diverso. Perché quando si vede Woody si ride, sempre e comunque. Lui lo aveva capito in Hannah e le sue sorelle: pensava di aver fatto un film triste con un finale negativo e il pubblico lo aveva percepito come un film comico con un happy end. E poi anche nelle sue ultime commedie, tipo Vicky Christina Barcelona e Basta che funzioni, aveva preferito non recitare.
Ora, prima ancora che esca Midnight in Paris, film d’apertura del prossimo festival di Cannes, già si parla di The Wrong Picture, prossima fatica alleniana che verrà girata tra qualche mese a Roma. Woody, che recentemente aveva dichiarato che gli piacerebbe recitare di nuovo al fianco della mitica Diane Keaton, si è ritagliato una piccola parte nel film in progettazione. Al suo fianco la solita batteria di attori di successo e talenti emergenti: Penelope Cruz, Jesse Eisenberg (lo Zuckerberg di The Social Network) ed Ellen Page (Juno). Sì, perché recitare in un film di Woody è un po’ come finire in nazionale. Che poi è una nazionale che si è trasformata in una specie di baraccone ambulante in giro per il Vecchio Continente. Londra tre volte, Barcellona, di nuovo Londra, Parigi e ora Roma. L’anhedonia di Woody sembra portarlo a vagare lontano da Manhattan, il suo cantuccio, che ha immortalato solo una volta, in Basta che funzioni, negli ultimi sette anni, lui che prima non si era quasi mai spostato da lì.
Woody torna sullo schermo. Woody dallo schermo non se n’è mai andato.

venerdì 22 aprile 2011

I film di Pasqua: passioni e conigli

Croci o conigli. Per Pasqua il cinema non lascia molta scelta. I produttori e i registi sono sempre stati più affascinati dall’albero di Natale e dal panettone piuttosto che dall’uovo e dalla colomba. E così, per chi volesse guardarsi dei film tipicamente pasquali, non resta altro che sottomettersi alla visione dei soliti polpettoni che le tv propinano ogni anno. I più gettonati sono sempre La tunica e Ben Hur, nei quali si incontra la figura di Gesù. Negli ultimi anni spopola il truculento La Passione di Cristo di Mel Gibson, che qualche giorno fa si è meritato la prima serata di La7, con tanto di presentazione del film di Enrico Mentana. Per i meno tradizionalisti c’è il musical Jesus Christ Superstar.
C’è poi il filone dei conigli, simbolo tradizionalmente legato alla Pasqua. Da Chi ha incastrato Roger Rabbit? ad Alice nel paese delle meraviglie, da Donnie Darko al nuovissimo Hop (film d’animazione in uscita venerdì 22 aprile), le variazioni sul tema sono moltissime, anche se non incentrate sulle festività pasquali. Uno dei pochi film ambientati interamente durante la Pasqua è Easter Parade (Ti amavo senza saperlo, 1948) di Charles Walters, unico film in cui Fred Astaire, che sostituì un infortunato Gene Kelly, balla con Judy Garland.
Un consiglio per vedere un film che c’entri con la Pasqua senza annoiarsi mortalmente? L’ultima tentazione di Cristo di Martin Scorsese. Forse il più bel film sul Cristo di sempre.

Cinesofia: un nodo alla gola

In principio fu Dostoevskij. Poi ci sono stati Freud e Nietzsche. Ma tutto ha origine nell’articolo di Raskol’nikov, di cui si dà notizia in Delitto e castigo. L’eroe dostoevskijano proponeva la divisione degli uomini in ordinari e straordinari. Secondo lui, gli uomini straordinari avevano il diritto di compiere azioni immorali per un più grande disegno morale. La tragedia di Raskol’nikov non è il rimorso delle sue azioni immorali, ma il fallimento della sfida con se stesso: Raskol’nikov non è un uomo straordinario.
Gli stessi principi sono messi in gioco da Rope (1948; Nodo alla gola) di Alfred Hitchcock, proiettato venerdì 22 aprile alle ore 20 all’Auditorium San Fedele di Milano per il settimo appuntamento della rassegna “Cinesofia”. Rope è probabilmente uno dei migliori film del grande Alfred, anche dal punto di vista tecnico. Il film è composto da una serie di piani sequenza, separati l’uno dall’altro da dissolvenze in nero che coincidono con l’esaurirsi delle bobine di pellicola. La storia è quella di due ragazzi che mettono in pratica la teoria propugnata da un loro professore, interpretato da James Stewart, sul superuomo. Uccidono un compagno e organizzano un banchetto con amici e parenti nello stesso luogo dove si trova il cadavere.
Dopo la visione ci sarà un dibattito. Per info: http://www.sanfedele.net/

martedì 19 aprile 2011

CinemAvvenire, stage al Festival di Venezia


Il cinema guarda all’avvenire. In occasione della prossima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, CinemAvvenire organizza uno stage per i giovani appassionati della settima arte. È il ventesimo anno che CinemAvvenire organizza un punto di incontro e di accoglienza al festival, visto che la prima volta lo aveva fatto nel 1992.
Lo stand di CinemAvvenire allo scorso festival di Venezia
È interessante l’opportunità offerta a tanti studenti e tanti giovani di realizzare uno stage di formazione e di aggiornamento, che tra l’altro prevede anche il riconoscimento di crediti formativi validi per varie università e per la formazione in Art-Counseling presso le scuole di Counseling. Lo stage comincia il 29 agosto, due giorni prima dell’inizio della Mostra. In questi due giorni lo stage si articola sul tema “Cinema e arti visive”. Alle attività previste farà seguito un seminario introduttivo all’analisi del film, con tanto di proiezione di spezzoni di film funzionali all’argomento trattato.
La seconda parte dello stage, quella più attiva, si svolge durante gli 11 giorni di durata del festival. I partecipanti saranno impegnati nella redazione del sito internet di CinemAvvenire con recensioni e approfondimenti, nella realizzazione di filmati a carattere documentario sulla Mostra e nella partecipazione alla giuria di CinemAvvenire.
Per maggiori informazioni: www.cinemavvenire.it

lunedì 18 aprile 2011

Il cinema Gnomo mostra le "donne nel cinema"

Un altro nastro rosa. Rassegna toccata e fuga al cinema Gnomo sulle “Donne nel cinema”, proseguendo idealmente il tema di “Aspettando Cannes”. Nella tre giorni che va da martedì 19 a giovedì 21 aprile, verranno proiettati tre film che vedono al centro dell’azione il gentil sesso. E sono tutti film recenti.
Si comincia martedì con Gianni e le donne, opera seconda di Gianni De Gregorio, che aveva sorpreso in positivo con il divertentissimo Pranzo di ferragosto. Si prosegue mercoledì con Potiche – La bella statuina, l’ultima opera del francese François Ozon, che ha riscosso un ottimo successo di pubblico e di critica anche nelle sale milanesi. Si conclude con We want Sex di Nigel Cole, che racconta lo storico sciopero del 1968 a Dagenham, quando 187 operaie alle macchina da cucire della Ford, guidate da Rita O’Grady, attirarono l’attenzione della comunità e del governo.
Per maggiori informazioni: www.comune.milano.it/spettacoli

venerdì 15 aprile 2011

Il cinema di Sofia Coppola all'Oberdan

Somewhere. Quel "where" è lo Spazio Oberdan di Milano, che ospita da venerdì 15 a domenica 24 aprile una rassegna dedicata al cinema di Sofia Coppola. Fresca vincitrice del Leone d'Oro allo scorso festival di Venezia grazie a Somewhere, Sofia Coppola ha un profondo legame con l'Italia. A partire dalle origini, ovviamente, essendo figlia del grande Francis Ford Coppola, regista di capolavori del cinema come Il Padrino e Apocalypse Now
In cartellone i suoi quattro lungometraggi: Il giardino delle vergini suicide, Lost in Translation con Bill Murray e una giovanissima Scarlett Johansson, Marie Antoniette con Kirsten Dunst e appunto Somewhere. In aggiunta viene proiettato anche il cortometraggio Lick the Star, bianco e nero girato nel 1988. Un cinema straniato e straniante quello di Sofia Coppola, concentrato su personaggi diversi tra loro ma sempre attraversati da un malessere esistenziale che li porta a vivere non-luoghi e non-vite. Da conoscere nei prossimi giorni allo Spazio Oberdan.
Per il programma completo: www.cinetecamilano.it

Habemus Papam, Nanni Moretti racconta la Chiesa

di Roberta Pellegrini
iCine

Due mesi fa l’“Espresso” usciva in edicola con Nanni Moretti in copertina e un servizio esclusivo che rivelava trame e segreti del nuovo film. Chi abbia avuto la sventura di imbattersi in quell’articolo si spera abbia anche avuto il buon senso di non proseguire nella lettura perché a (ri)leggerlo oggi appare inverosimile il numero di dettagli rivelati. Per rispetto di chi realizza un film e dei suoi futuri spettatori non bisognerebbe mai svelare troppo e per “Habemus Papam” sarebbe sufficiente dire che è la storia di un Pontefice (Michel Piccoli) fresco di elezione in Conclave, che cade vittima della depressione e per il quale viene chiamato in soccorso il più bravo psicanalista in circolazione (Nanni Moretti).
Per fortuna le grandi opere vivono grazie a quel margine di imprevedibilità che nessun resoconto verbale può restituire e “Habemus Papam” è una di queste. L’ossessione per il colore rosso che attraversa la filmografia di Moretti trova qui la sua più compiuta manifestazione, viene quasi da pensare che il rosso cardinalizio, ricombinabile e ricombinato all’infinito nello spazio dell’inquadratura, da solo possa essere servito come motore di ispirazione nella costruzione visiva di questo film in cui c’è tutto il Moretti che conosciamo. C’è la passione per lo sport nei tornei di pallavolo tra cardinali. C’è la psicoanalisi che si scontra con la fede e dall’apparente inconciliabilità tra inconscio e anima si passa all’affermazione che “nella Bibbia ci sono tutti i sintomi della depressione”. C’è l’arma potente dell’ironia, qui insolitamente bonaria, che era stata offuscata dalla messa in scena di un dolore troppo grande ne “La stanza del figlio” e da una denuncia politica troppo sentita nel “Caimano”.
Senza queste ultime pellicole sarebbe però impensabile oggi un Nanni Moretti che si fa da parte e lascia spazio al crepuscolare Michel Piccoli, ritratto nella sua commovente solitudine come solo Manoel de Oliveira aveva saputo fare dieci anni fa in “Ritorno a casa”. Il Papa Melville (chiaro riferimento al cineasta francese) è fallibile come un uomo ed è soffocato da un opprimente senso di inadeguatezza. Osserva le masse di fedeli di nascosto da una finestra che non è quella ufficiale, si mescola alla folla e rivolge lo sguardo verso San Pietro come se fosse un uomo qualunque. Accanto allo straordinario attore francese ritroviamo alcuni attori già morettiani (Margherita Buy, Jerzy Stuhr, Dario Cantarelli, Renato Scarpa). Tornano a collaborare con il regista Francesco Piccolo e Federica Pontremoli per la sceneggiatura e Franco Piersanti per le musiche, mentre si annoverano per la prima volta la co-produzione di Domenico Procacci e la scenografia di Paola Bizzarri, che riproduce con accuratezza le solenni stanze vaticane.
Moretti tiene insieme i vari elementi da superbo direttore d’orchestra per creare un film non anticlericale né scandaloso, ma che resta il film di un non credente ed è per questo più autentico e non influenzato dalla reverenziale sottomissione alle massime figure ecclesiastiche di certa fiction televisiva. Non poteva che essere un regista italiano e romano a raccontare il potere temporale al cinema e la presentazione al Festival di Cannes – la conferma ufficiale è arrivata ieri – con un’icona del cinema d’Oltralpe come protagonista difficilmente lascerà indifferenti i francesi.

giovedì 14 aprile 2011

Habemus Papam e gli altri film in uscita il 15 aprile

Nanni Moretti in una scena di Habemus Papam
Un week-end da papi. Non quel "papi". Ma papi nel senso di papa al plurale. Eh sì, perché venerdì 15 aprile esce nelle sale italiane Habemus Papam di Nanni Moretti, che andrà pure a Cannes. Un film molto atteso dal pubblico italiano; era dal 2006 che Nanni mancava dal grande schermo. Erano i tempi de Il caimano, tristemente profetico sul destino di questo Paese. Ora Nanni è tornato, e quando parla non è mai banale. In Habemus Papam ripercorre la storia di Celestino V, il papa rimasto nella storia per aver lasciato il suo incarico. Colui che Dante mise nell'Antinferno insieme agli Ignavi, Nanni lo richiama sulla celluloide.
Alla conferenza stampa di giovedì 14 aprile a Roma, Nanni ha detto: "Faccio un film ogni..." e la platea in coro ha completato: "morte di papa". Il film, scritto con Francesco Piccolo e Federica Pontremoli (gli stessi de Il caimano) ha per protagonista Michel Piccoli e contiene immagini vere di Piazza San Pietro durante il funerale di Papa Wojtyla.
Restando in Italia, ma scendendo forse di qualche gradino, esce nelle sale anche Se sei così ti dico sì di Eugenio Cappuccio con Emilio Solfrizzi e, udite udite, Belen Rodriguez. Dopo Natale in Sudafrica, nuova prova attoriale per la bella e talentuosa, forse, argentina.
Un'immagine da Rio
Direttamente da Hollywood arriva invece Limitless di Neil Burger, con Bradley Cooper e Robert De Niro. Limitless  è la storia di uno scrittore che grazie a una pillola scopre come usare tutto il proprio potenziale intellettivo. Vedremo quanto cervello avrà usato chi ha pensato a questo film. Testosterone limitless si prospetta in Faster, thriller con Billy Bob Thronton diretto da George Tillman Jr.
Divertimento in vista con Scream 4, nuovo capitolo dell'ironica saga horror di Wes Craven, e Rio, il film d'animazione con protagonista un volatile, un ara, brasiliano. Conclude il quadro Il colore del vento, il documentario di Bruno Bigoni sui porti del Mediterraneo.


Cannes 2011, il programma ufficiale

Habemus Cannes. Ora il programma del 64esimo festival di Cannes, che si terrà sulla Croisette dall'11 al 22 maggio, è ufficile. E, come anticipato qualche settimana fa, l'Italia è presente in Costa Azzurra. E con due grossi calibri, entrambi in concorso: Nanni Moretti con l'attesissimo Habemus Papam e Paolo Sorrentino con This Must Be The Place che ha come attore protagonista Sean Penn. Senza dimenticarsi Bernardo Bertolucci Palma d'oro alla carriera, Cannes nel 2011 veste azzurro. La truppa italiana è completata da Alba Rohrwacher con il suo debutto assoluto da regista, Corpo celeste, scelto per la Quinzaine des realisateurs. 
Il festival, che verrà aperto da Midnight in Paris di Woody Allen, dimentica lo scorso anno passato un po' in sordina e torna ai fasti degli anni passati. Almeno come nomi. Basti guardare ai film in concorso: torna sulla Croisette Lars von Trier con Melancholia. Poi grandi autori come i fratelli Dardenne con Le gamin au velo (Il ragazzino in bicicletta), Aki Kaurismaki con Le Havre, Takeshi Miike con Hara-kiri: Death of a Samurai e Radu Mihaileanu con La Source des Femmes. Ci sarà anche Pedro Almòdovar con La Piel que habito, scippato a Venezia, proprio quando ormai Muller credeva di essere finalmente riuscito a portare in Laguna il maestro spagnolo.
Ma il colpaccio di Thierry Fremaux e Gilles Jacob è un altro: Terrence Malick. Il mitico regista de La rabbia giovane e La sottile linea rossa si è lasciato convincere e sarà a Cannes, per giunta in concorso. Fatto epocale per un autore che ha realizzato quattro film in quarant'anni di carriera cinematografica e da sempre lontano da taccuini e macchine fotografiche. Il suo nuovo Tree of Life, atteso un anno fa prima a Cannes e poi a Venezia, arriva finalmente sul grande schermo. E non al Lido. Di lavoro da fare per il presidente della giuria Robert De Niro ce ne sarà da fare parecchio.
Nella sezione "Un certain regard", presieduta da Emir Kusturica, c'è anche Gus Van Sant con il suo Restless. Pieno di lustrini per il quarto capitolo della saga dei Pirati dei Caraibi, in cartellone come evento speciale. E non sono escluse sorprese dell'ultimo minuto. ça va sans dire.

Lorenzo Lamperti

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martedì 12 aprile 2011

Bertolucci Palma d'oro alla carriera

Prima palma a Cannes. Il prossimo 11 maggio Bernardo Bertolucci riceverà dalle mani di Robert De Niro la Palma d'oro alla carriera. Il festival di Cannes si tinge sempre più di azzurro. Giovedì 14 aprile si annuncia la lista dei film che saranno sulla Croisette, e sembra scontata la presenza di Nanni Moretti e Paolo Sorrentino. La notizia di Bertolucci porta l'italianità ai massimi livelli consentiti. 
Bertolucci, un regista che arriva sempre prima della rivoluzione. Una carriera in costante anticipo sui tempi. Sperimentatore, vanesio, qualche volta compiaciuto, rischioso, provocatorio, scandaloso. Bertolucci è il più europeo dei registi italiani. Sarà per questo che piace più in Francia che in patria. Figlio di un poeta, sceneggiatore e vicino di casa di Pasolini, Bertolucci esordisce al cinema con La commare secca. Con Prima della rivoluzione anticipa il '68 e parla di temi quantomeno scomodi in un Paese nato e cresciuto sotto l'egida vaticana: l'incestuoso amore tra zia e nipote. In Partner si lascia andare alla sperimentazione avanguardistica rileggendo in chiave molto libera Il sosia di Dostoevskij. Da Il conformista a Strategia del ragno,  rilegge in chiave edipica la provinca e la politica italiane. Considerato un eretico dopo Ultimo tango a Parigi, da lì in poi emigra spesso e volentieri per firmare megaproduzioni internazionali. Da Novecento, affresco della storia contemporanea italiana con Robert De Niro e Gerard Depardieu, Bertolucci inanella una serie di filmoni: Il té nel deserto, L'ultimo imperatore, con porta a casa 9 Oscar, Piccolo Buddha e Io ballo da sola con una giovanissima Liv Tyler. Nella seconda metà degli anni Novanta si acquieta un pochino, poi torna alla ribalta nel 2004 con The Dreamers, col quale prova a rivivere il '68. Da lì in poi il silenzio, anche se sta per girare l'adattamento cinematografico di Io e te, il romanzo di Ammaniti. Addirittura in 3d.
Nel frattempo andrà a ritirarsi la Palma a Cannes. Per il giubilo dei critici francesi, sempre pronti a sottrarci gli artisti poco amati in patria. E per la rabbia di Marco Muller. Eh sì, perché secondo indiscrezioni il direttore del Festival di Venezia era già pronto per annunciare Bertolucci come presidente della giuria della prossima kermesse in Laguna. E ora che si fa?

La zattera della fantasia, Emilio Salgari al cinema

Chi non ha mai sentito parlare di Sandokan? Cento anni  fa, il 25 aprile 1911, moriva Emilio Salgari, il papà della tigre di Mompracem. Il cinema Gnomo dedica una retrospettiva al grande romanziere d'avventura, scrittore dalla prolificità più unica che rara: 80 romanzi e più di 200 opere compresi i racconti brevi. Dal 12 al 17 aprile sarà possibile scoprire come il cinema ha interpretato le storie di Salgari, con la retrospettiva "La zattera della fantasia - Emilio Salgari tra i flutti dell'Oceano e i cieli d'Oriente". 
17 titoli per raccontare il rapporto tra Salgari e il cinema italiano tra il 1942 e il 1976. A farla da padrone, anche nell'immaginario del pubblico italiano, c'è soprattutto il Sandokan televisivo di Sergio Sollima, impersonato da Kabir Bedi. Ma non è tutto qui: ci sono anche i film di André De Toth, Mario Soldati, Corrado D'Errico, Carmine Gallone e tanti altri. Protagonisti sempre tigri della Malesia e corsari neri. E dire che Salgari non è stato solo un romanziere d'avventura. In molti lo considerano anzi il precursore della fantascienza in Italia grazie a racconti avveneristici per l'epoca come La stella dell'Araucania e Le meraviglie del Duemila. 
Per info e programma completo: www.comunemilano.it/spettacolo

Maratona Shanghai, scoprire la Cina con il cinema


La chiamano la Parigi d’oriente. O anche la prostituta d’Asia. Shanghai è la protagonista della rassegna intitolata “Maratona Shanghai”, in programma mercoledì 13 aprile al polo di mediazione linguistica dell’Università degli Studi di Milano (Piazza Montanelli, MM1 Sesto Marelli). Shanghai è ancora oggi una delle città più vivaci della Cina. È stata al centro del mondo durante l’Expo 2010, ma già un secolo fa era fulcro dell’immaginario, anche cinematografico. Ce ne rende conto questa maratona di film, organizzata da Docucity e Istituto Confucio. Quattro i film in cartellone. Si parte alla 13,30 con Shanghai Express (1932), il celebre film di Josef Von Sternberg con una Marlene Dietrich all’apice della sua ambigua sensualità. Si entra ancora più in profondità del clima cinese alle 15 con Shanghai Triad (1995) del grande regista Zhang Yimou. Alle 17 spazio alla perla rara Cina (1972) di Michelangelo Antonioni. Si conclude alle 18 con il più recente Suzhou River (2000) di Lou Ye. Per visitare gratis Shanghai non c’è niente di meglio che il cinema.

lunedì 11 aprile 2011

Addio a Sidney Lumet


Onora Sidney Lumet. Parafrasando il titolo del suo ultimo, bellissimo film, Onora il padre e la madre, diamo l'ultimo saluto a uno dei grandi registi americani degli ultimi 50 anni. Sidney Lumet è stato l'ultimo grande regista classico di Hollywood. A metà strada tra "la macchina dei sogni" dei Fifties e la New Hollywood dei ruggenti Seventies, Lumet si è ritagliato uno spazio di vitale importanza nel cinema mondiale. Quel che si suol dire un esordio col botto, il suo primo film La parola ai giurati (1957) gli vale la nomination all'Oscar e l'Orso d'oro al Festival di Berlino. E' il primo di cinque film girati insieme al grande amico Henry Fonda.
Al Pacino in Serpico
L'Italia lo impara a conoscere negli anni seguenti, quando Lumet dirige Sofia Loren e Anna Magnani in Quel tipo di donna (1959) e Pelle di serpente (1960). Nei Sixties Lumet diventa uno dei cantori del cinema di genere, primo sintomo di un nuovo respiro che cova in seno all'industria cinematografica made in U.S.A. Nel decennio seguente Lumet firma le sue opere più conosciute. Prima Serpico, storia dell'agente di polizia onesto in mezzo a un mondo corrotto, e poi il capolavoro Quel pomeriggio di un giorno da cani, storia di una rapina finita male con annessa non banale riflessione sul ruolo dei nuovi mezzi di comunicazione. In entrambi i film c'è uno splendido Al Pacino, giovane cavallo rampante di Hollywood, già consacrato da Il Padrino
Lumet continua a fare il suo cinema di classe anche nei decenni successivi. Da ricordare sicuramente Il verdetto (1982), con un ingrigito quanto perfetto Paul Newman. E, quando tutti pensavano che Lumet si stesse godendo pacificamente il suo buon ritiro, ecco che spunta il colpo di coda: Onora il padre e la madre (2007), titolo originale Before the Devils knows you're dead, con Ethan Hawke e un emozionante Philip Seymour Hoffman.
Cala il sipario. Applausi.

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venerdì 8 aprile 2011

Cinici, infami e violenti - Il festival

Una tre giorni da serie Z. Da venerdì 8 a domenica 10 aprile Milano ritorna negli anni Settanta con il "Cinici, infami e violenti Festival". Un festival che nasce dalla rassegna organizzata da Bloodbuster e associazione culturale La Scheggia lo scorso 5 dicembre. L'iniziativa nasce dal recupero dei film polizeschi anni '70, quando Milano era teatro del cinema di genere italiano. Violento e senza filtri. Un cinema a mano armata, specchio di un decennio di tensioni e scontri non solo ideologici. Per festeggiare quegli anni il circolo Magnolia, Bloodbuster, Ligera Enoteca 70's Café e l'associazione culturale La Scheggia diventano terra di conquista per il poliziottesco. Si comincia venerdì 8 al Magnolia alle ore 20,30 con l'evento "Not(te) a mano armata" con banchetto e concerto di Gonzo Caravan, Calibro 35 e il dj set di Davide Facchini di Radio Popolare. Scorpacciata di film sabato 9 con l'evento "L'uomo della strada fa cinema" al Ligera. Ai film si accompagna la presentazione di libri e fumetti sulla Milano criminale. La festa prosegue domenica 10 con una giornata dedicata a caratteristi, stuntmen e maestri d'armi del cinema d'azione italiano.
Per il programma completo: http://www.bloodbuster.it/

giovedì 7 aprile 2011

Goodbye Mama, il film dell'amica di Bondi


Mara Carfagna sta per premiare a Venezia Michelle Bonev
Sta arrivando. L’evento cinematografico dell’anno si avvicina. Venerdì 8 aprile esce in 80 sale cinematografiche Goodbye Mama di Michelle Bonev. La bulgara, vero nome Dragomira Boneva, ha un ruolo di primo piano nel film, che ha scritto, prodotto, diretto e interpretato. Dragomira, tra l’altro, è una cara amica del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Eh sì, perché non esistono solo le veline e le Olgettine. Il premier ama conoscere anche donne di elevato spessore artistico e culturale. Come la brava Dragomira, che è stata omaggiata durante l’ultima Mostra Internazionale d’Arte cinematografica di Venezia di un premio speciale ad hoc, l’Action for Women, consegnatole direttamente da Sandro Bondi, quando ancora Pompei non era crollata e lui sedeva comodo sulla poltrona del ministero dei beni culturali. 
Una scena del film Goodbye Mama
Ora su quella poltrona c’è Galan, vedremo sulle poltrone delle sale italiane quanta gente ci sarà a seguire il film. Goodbye Mama è un film autobiografico in cui si racconta la storia di tre generazioni. Madre, nonna e nipoti (femmine) i personaggi. Gli argomenti sono i conflitti familiari, le barriere sociali e l’abbandono degli anziani in Bulgaria. Un tema che, evidentemente, Dragomira sente molto.

mercoledì 6 aprile 2011

The Kennedys, il film tv che divide l'America

“Nemmeno quel figlio di puttana che ha premuto il grilletto sa chi ha ucciso Kennedy”. Così Joe Pesci in una battuta di Jfk (1993), il film di Oliver Stone che ricostruisce l’insoluto caso dell’assassinio del presidente degli Stati Uniti d’America. Sono passati quasi 48 anni, ma John Fitzgerald Kennedy è sempre un’icona. E ora c’è chi teme che qualcuno lo voglia uccidere per la seconda volta: “Questo film è un tentativo di assassinio postumo, che trasforma la storia in un’interminabile soap opera”. Parola di Robert Greenwald, un regista con simpatie sinistrorse che ha girato un mini-documentario contro il film in questione. E il film in questione è The Kennedys, in onda a partire da domenica 3 aprile negli Stati Uniti su ReelzChannel. Un’impresa, quella di portare la storia della famiglia del Massachussets sugli schermi, che era ovviamente destinata a furibonde polemiche. Eh sì, perché i Kennedy in America dividono ancora. Per loro si combattono sempre delle guerre di religione. Il film tv ha subito scaldato gli animi degli intellettuali democratici e dei progressisti non appena si è saputo che il timone dell’operazione era stato affidato a Joel Sturnow, noto per le sue posizioni vicine all’ala più conservatrice del partito repubblicano. Negli otto episodi della serie si annunciano scene che daranno scandalo, come una di sesso esplicito con John Kennedy/Greg Kinnear nudo in compagnia di una donna, forse Marilyn Monroe, in piscina. Ma anche le inesattezze storiche e le allusioni politiche, compresi i sospetti sui rapporti tra il padre di John, Joseph, e la mafia italoamericana. E poi l’insistenza sull’abuso di psicofarmaci e analgesici da parte di John e Jacqueline Kennedy, quest’ultima interpretata da Katie Holmes, moglie di Tom Cruise. Insomma, di materiale per le polemiche ce n’è parecchio. Il 22 novembre 1963 non è poi così lontano.

martedì 5 aprile 2011

Aspettando Cannes, festival del cinema francese

Un festival femminile? No, un festival di film francesi. Girati da donne. Nicole Garcia, Noémie Lvovsky, Sophie Letourneur e Rebecca Zlotowski sono le protagoniste di “Aspettando Cannes. Festival del cinema francese”, che si tiene al cinema Gnomo e al Centre Culturel Français di Milano dal 6 al 10 aprile. Quattro registe molto diverse che hanno tutte un modo estremamente originale di affrontare il mezzo cinematografico. Casi peculiari e approcci molteplici della vivacità di un cinema, quello francese, che ha avuto la forza di reinventarsi. Accanto agli auteurs, da sempre colonna portante del cinema d’oltralpe, è nata una vivacissima industria cinematografica, che riesce a sfornare ottimi film di genere. Generi che spesso si rifanno Hollywood ma che sono poi riletti e scardinati nel loro interno dalla verve registica e attoriale tipica del cinema francese. Qui Hollywood c’entra poco. C’entra invece un cinema, quello francese, vivo come non mai. A noi il dovere di capirlo, esaminarlo. Aspettando Cannes.

lunedì 4 aprile 2011

Un week-end al cinema

Al posto del pesce, il primo aprile ha portato con sé tanta pellicola. Eh sì, perché venerdì in sala sono usciti parecchi film interessanti. A partire da La fine è il mio inizio di Jo Baier, che vede protagonista il grande giornalista Tiziano Terzani interpretato da Bruno Ganz. Prodotto in Germania, il film è basato sul libro-testamento curato dal figlio di Terzani, Folco e ha un grande cast, con Elio Germano e Andrea Osvart al fianco di Ganz. I pareri sul film sono molto discordanti, ma l’interesse è assicurato per la figura di cui si parla. Restando all’Italia si è guadagnato la copertina Boris – Il film, adattamento cinematografico della fortunata serie televisiva. Il trio Ciarrapico/Torre/Vendruscolo prende come di consueto di mira il mondo del cinema e della soap all’italiana. Un mondo scadente, semi amatoriale, mediocre. Le risate sono assicurate. Un po’ meno certe quelle in Kick Ass, ennesima parodia supereroistica firmata da Matthew Vaughn e con Nicholas Cage, ormai riciclatosi nel filone fantastico-demenziale. Ma la vera notizia della settimana è il ritorno al cinema di John Carpenter con The Ward, meno horror e più thriller rispetto ai suoi lavori del passato. Erano dieci anni esatti che il regista cult di 1997 – Fuga da New York e Grosso guaio a Chinatown non girava un lungometraggio. Una decade passata senza particolari rimpianti da Hollywood, se è vero che The Ward negli Stati Uniti è uscito direttamente in dvd. Vedremo se in Italia l’accoglienza sarà migliore. Dulcis in fundo, il coreano Poetry, di cui si dice un gran bene. Il film di Lee Chang-dong ha vinto la Palma d’oro per la migliore sceneggiatura al festival di Cannes 2010 ed è la ricetta ideale per chi è alla ricerca di un film d’autore. Fino al prossimo venerdì.

Kusturica a Milano

“Se non riesci a diventare Fellini, puoi almeno diventare De Sica”. A dire queste parole era un padre. Ad ascoltarle un ragazzo, suo figlio. Quel ragazzo era Emir Kusturica, il più grande regista balcanico di sempre. Il tour milanese di Emir Kusturica si è concluso. Il grande regista bosniaco è arrivato in Italia per presentare l’uscita del suo libro autobiografico Dove sono in questa storia?, frutto di parecchi anni di lavoro. Venerdì sera ha incontrato il pubblico alla Feltrinelli di Piazza Piemonte, dove è stato intervistato dal critico Paolo Mereghetti. Un personaggio straordinario, Kusturica, che nella sua carriera ha collezionato una serie impressionante di riconoscimenti nei maggiori festival di cinema del mondo. Cannes e Venezia hanno osannato le sue opere, da Underground a Gatto nero, gatto bianco fino a La vita è un miracolo. Un outsider convinto, Kusturica, mai banale nel cinema come nelle dichiarazioni che fa. Poco diplomatico, non si risparmia mai le polemiche con Hollywood: “I film con Bruce Willis mi repellono. Sono finti, non riesco a guardarli”, ha detto davanti alla numerosa platea. Eppure lui a Hollywood un giretto ce l’ha pure fatto. Era il 1992 e Kusturica girava Arizona Dream con Johnny Depp e Lily Taylor. Ma l’America non era il suo posto. Vagabondo irrequieto, il posto dei suoi sogni è una Sarajevo che non esiste più. “Sulla copertina del libro assomiglio a Dostoevskij”, dice Kusturica. Al cinema sembra solo Kusturica. E nessuno somiglia a lui.

Busto Arsizio Film Festival. Una iena in provincia di Varese

Vuoi mettere vedere Michael Madsen che legge una sua poesia in piazza San Giovanni a Busto Arsizio? A dirlo sembra impossibile che una delle iene di Tarantino possa scorazzare in provincia di Varese, eppure è così. Il bello del cinema, si potrebbe dire. E il bello del Busto Arsizio Film Festival, giunto alla sua nona edizione, dal 2 al 9 aprile. Un’edizione che si è aperta con la proiezione del cult Le iene, appunto, alle presenze di Michael Madsen che sabato si è poi concesso una lettura di proprie poesie davanti al pubblico del festival. Ad accompagnarlo c’era niente di meno che John Savage, ricordato dai più per il suo ruolo ne Il cacciatore di Michael Cimino. E il Baff nel corso degli anni ha ospitato grandi personaggi del mondo del cinema, a partire da Francis Ford Coppola passando per Claudia Cardinale e Mario Monicelli. Ma il Baff è soprattutto un festival di cinema italiano, con l’obiettivo di diffondere pellicole in anteprima o snobbate dai circuiti di distribuzione. È così che saltano fuori film di ottimo livello. Il Baff è un ottimo luogo per scoprire talenti. Per avere belle sorprese, insomma. Quest’anno proveranno a darne Edoardo Leo con il suo 18 anni dopo, Maxi Dejoe con l’horror La sindrome di Gerber e Tonino Zangardi con Sandrine nella pioggia. E tanti altri registi e attori sconosciuti al grande pubblico. Il Baff non è solo cinema, ma anche animazione e video arte. I luoghi? Non solo Busto Arsizio ma anche quattro comuni limitrofi: Castellanza, Gallarate, Olgiate Olona e Legnano offrono la sponda per cercare di attirare il maggior numero di appassionati possibile. Sperando in un piatto ridens.
Informazioni complete su www.baff.it. 

venerdì 1 aprile 2011

Il cinema dei seduttori al Rondinella

Donald Sutherland ne Il Casanova di Fellini
Sedotte e abbandonate. E' il nome dell'incontro di venerdì 1 aprile al cinema Rondinella di Sesto San Giovanni. Dalle ore 21 si potranno seguire spezzoni tratti da celebri film che trattano il tema della seduzione del cinema. Francesca Sassoli guiderà il pubblico in un percorso dedicato in buona parte ai confronti, a partire dal visconte libertino tratto dal romanzo epistolare di de Laclos e portato sullo schermo prima da John Malkovich ne Le relazioni pericolose di Stephen Frears e poi da Colin Firth in Valmont di Milos Forman. In un incontro sui seduttori non poteva mancare ovviamente la figura del Casanova. E in particolar modo il Casanova di Federico Fellini, forse il miglior film del regista riminese. Tanti i confronti con gli altri Casanova della storia del cinema, ma quello felliniano è almeno una spanna sopra gli altri. Un seduttore inguaribile che in realtà è uno splendido fallito che non riesce a essere apprezzato per ciò che vorrebbe, le sue doti intellettuali. Sul volto di Donald Sutherland, martoriato e privato delle ciglia si legge tutta l'inadeguatezza di chi muore mentre ama.
Iscrizioni alle 02.22478183