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martedì 1 marzo 2011

Oscar 2011: commenti

Dopo le premiazioni, per gli Oscar 2011 è tempo di commenti. Il discorso del re, dunque. Dopo The Millionaire, film meticcio girato da uno scozzese in India, e The Hurt Locker, primo Oscar femminile per giunta con un film di guerra, si respirava già da qualche settimana la voglia di tornare al classico. Scontato perciò che The Social Network dovesse perdere la corsa con il film di Tom Hooper. David Fincher presenta un mondo nuovo e spiazzante, soprattutto per i tromboni dell'Academy. Jesse Eisenberg/Marc Zuckerberg è tutto tranne che schematizzabile: guarda le persone, i rapporti e il mondo con un'aria tra distacco e superiorità che difficilmente può creare empatia. Fincher e la sceneggiatura, giustamente premiata, hanno avuto il coraggio di non edulcorare storia e personaggio. Tutto diverso ne Il discorso del re, che gioca sull'identificazione e sul grado zero di interpretazione critica della realtà rappresentata. Un polpettone classico, insomma, ben scritto e ottimamente recitato. Non un gran film.
Desta ancora più stupore, quindi, che Tom Hooper si porti a casa anche l'Oscar per la migliore regia. Una regia che è apparsa piuttosto piatta, un semplice accompagnamento delle performance attoriali. Una regia che ha, appunto, un intenso sapore, quando si professava ancora il dogma del montaggio invisibile. Tra i nominati avrebbe meritato il premio Fincher, molto più coraggioso ed elaborato. The Social Network ha un ritmo straordinario, grazie anche a un montaggio perfetto e una colonna sonora straordinaria firmata Trent Reznor. Non a caso premiati entrambi con la statuetta.
I premi agli attori non hanno riservato nessuna sorpresa. Firth e Portman dovevano essere, Firth e Portman sono stati. Il buon Colin ha vinto anche per accumulazione di nomination: tante candidature, nessuna vittoria fino a quest'anno. Nel 2010 il suo George Falconer di A Single Man aveva dovuto soccombere di fronte al grande Jeff Bridges di Crazy Heart. Nel 2011 è stato risarcito a scapito del bravissimo Eisenberg, strafottente al punto giusto, e al James Franco di 127 ore, tra l'altro presentatore della nottata degli Oscar insieme ad Anne Hathaway. Natalie Portman trionfa con il suo ruolo da prima ballerina di Black Swan. In questo caso nulla da dire: ha vinto la migliore. A Hollywood la boxe tira sempre, e lo dimostrano i due Oscar agli attori non protagonisti di The Fighter, Christian Bale e Melissa Leo. Il Grinta dei fratelli Coen, rimasto a bocca asciutta nonostante le dieci nomination, avrebbe meritato la consolazione di veder vincere la giovanissima Haileen Steinfeld.
Inception spopola negli Oscar tecnici: quattro statuette, tutte condivisibili. C'è chi dice che l'Academy si sia già portata avanti per ricoprire d'oro il terzo capitolo del Batman di Nolan, ancora in fase di pre-produzione. Se ne riparlerà agli Oscar 2013. Grazie alle categorie minori porta a casa due Oscar anche l'orribile Alice di Tim Burton, improbabile saga epico-femminista e lontana anni luce dallo spessore del cartone Disney di cinque decadi prima.
Tra i film stranieri, il fascino di Inarritu e soprattutto di Bardem non riesce a far pendere la bilancia dalla parte di Biutiful. La danese Susanne Bier, già vincitrice ai Globes con il suo In un mondo migliore, resiste anche all'appuntamento più importante. Assenti Giorgio Diritti e Xavier Beauvois, forse è giusto così. Inside Job di Charles Ferguson vince tra i documentari, Toy Story 3  nei film di animazione. Risultati abbastanza scontati, visto che la raffinatezza poco losangelina de L'illusionista di Chomet.
E l'Italia? Resta a guardare, in attesa del film che verrà.


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