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venerdì 25 marzo 2011

Silvio forever, autobiografia non autorizzata di B.


Silvio forever è un documentario che vive di paradossi, a cominciare dal sottotitolo Autobiografia non autorizzata di Silvio Berlusconi. E’ lui in persona a raccontare se stesso, dalla nascita fino ai tempi recentissimi del Rubygate. Si tratta però di una simulazione, andata presto incontro a censure da parte della RAI che si è rifiutata di trasmetterne il trailer con l’accusa poco credibile di offesa alla memoria della madre del premier.
La falsa autobiografia è un’operazione curiosa, ma anche una scappatoia. Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo che l’hanno ideata si confermano abili nel ricercare, selezionare e mettere assieme una gran quantità di materiale, come già dimostrato ne “La casta”, l’ormai celebre libro-inchiesta sui privilegi della classe politica. Tuttavia peccano stavolta di un certo cerchiobottismo, termine tanto in voga e tanto brutto quanto efficace per esprimere l’accezione più negativa del suo significato. I due giornalisti, assieme ai registi Roberto Faenza e Filippo Macelloni, non prendono posizione e dichiarano di non aver voluto fare un film politico, quanto piuttosto su Berlusconi come uomo di spettacolo. Ed è qui che risiede il secondo paradosso: parlare di Berlusconi è una questione politica. Lo è da prima che scendesse in campo nel ’94, lo era già quando negli anni Ottanta il suo pubblico scese in piazza per ribellarsi all’oscuramento delle sue reti televisive (scena tra le più “agghiaccianti” del film, sottolinea Faenza).
L’applicazione di tecniche di marketing alle campagne elettorali e l’introduzione delle regole dello spettacolo televisivo in sede istituzionale emergono in modo evidente, mentre questioni come l’origine dei soldi con cui ha preso avvio l’attività imprenditoriale e il conflitto di interessi restano a margine, accennate e non approfondite a sufficienza. Il documentario è comunque tecnicamente impeccabile e ha uno stile retro che lo rende a tratti simile a un cinegiornale. E’ pervaso da un’ironia costante grazie alla formidabile voce narrante di Neri Marcorè e a un montaggio intelligente, in cui tra le immagini dell’onnipresente Silvio si inseriscono comici italiani, rockstar straniere, incubi, scene di film e l’incombente mausoleo funerario di Pietro Cascella ad Arcore – quasi a voler ricordare, a dispetto del titolo, che niente è per sempre.
Non c’è nulla che un cittadino mediamente informato non abbia già visto o sentito, ma in Italia l’informazione non è mai abbastanza. E’ per questo che ogni italiano – berlusconiano, antiberlusconiano o qualunquista – dovrebbe vederlo, anche solo per fare chiarezza nelle proprie idee e capire se questo è ciò che vuole per sé e il proprio Paese.
 

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